Elisa vuoi sposarmi? Una richiesta di matrimonio veramente “fuori del normale”

La richiesta di matrimonio.

Solitamente “Vuoi sposarmi?” è una domanda che viene fatta in un contesto e in una situazione particolari, ma racchiusi pur sempre dentro canoni più o meno standardizzati (e in questo film e libri insegnerebbero molto, a condizione che si vada al cinema o si legga ogni tanto qualche libro).

E di norma la si fa durante una cena a lume di candela, o mentre si balla stretti stretti, oppure mentre si è a passeggio nel parco  mano nella mano, o, in casi estremi, prima di partire per la guerra.

E fin qui potremmo dire di essere nel campo del “normale”.

Però c’è anche chi sceglie sistemi e momenti particolari e molto meno convenzionali, gettandosi in coppia con il/la partner muniti di un solo paracadute; o durante un’immersione in mezzo agli squali; oppure gettando briciole di pane ai piragna che incuranti delle briciole e dei due innamorati stanno spolpando un malcapitato gnu.

Ma se vogliamo anche queste, sia pur ai limiti del “nomale”, rientrano tra le casistiche possibili e ancora comprensibili, dato che anche le proposte fatte nel modo più incredibile e fantasioso, oltre alla voglia di stupire, mantengono pur sempre un minimo di contatto con la realtà.

E invece nel nostro bel paese abbiamo trovato (a dire il vero “lui” ha trovato) il modo di infrangere ancora una volta il record planetario della stupidità, trasformando un momento assolutamente personale e privato in una sorta di show.

Non bastava più sussurrare semplicemente alla persona amata due parole con dolcezza standosene da soli o in compagnia di piragna e gnu. No! A qualcuno è sembrato poco e perciò nella ricerca del modo più eclatante possibile di stupire il mondo, un nostro onorevole (?) non ha trovato niente di meglio da fare  che alzarsi in piedi nel bel mezzo della discussione di un provvedimento a favore delle popolazioni terremotate che si svolgeva alla Camera dei Deputati  e, proprio come se fosse l’interprete di un pessimo film, pronunciare con enfasi quelle fatidiche parole alla persona amata, la quale, poverina, ovviamente del tutto ignara di cosa quel giorno sarebbe avvenuto, si trovava per puro caso anch’essa a passare da quelle parti, al punto tale che naturalmente stupita da tale dichiarazione d’amore non ha potuto fare altro che rispondere di sì.

Peccato che soltanto poche ore dopo si sia scoperto che l’autore del pessimo gesto, il deputato leghista Di Muro, ha inscenato la lacrimevole proposta di matrimonio alla sua fidanzata solo per conquistarsi un quarto d’ora di celebrità.

La richiesta di matrimonio “vera”, l’originale, era già stata fatta da tempo, come da tempo era già tutto pronto: la data della cerimonia fissata, il ricevimento prenotato, il corso di preparazione al matrimonio già effettuato e superato si dice a pieni voti.

Insomma, abbiamo assistito a una grande presa in giro.

Nessun gesto d’amore (condannabile a prescindere dato il luogo), ma un indegno uso delle istituzioni trasformate in un palcoscenico sul quale nel più bieco costume nazionalpopolare andare a recitare quella farsa.

Diciamoci la verità, pochissimi tra coloro che non si trovavano lì hanno gradito questa inopportuna “invasione di campo”, al contrario invece di quanto fatto da una commossa collega del giovinastro (appartenente tra l’altro a un partito diverso)  che invece di censurare l’inopportuna uscita, non ha trovato niente di meglio da fare che aprire il proprio intervento a tema terremoto, porgendo i suoi auguri a lui e alla futura sposina, mentre attorno a loro ancora si levavano applausi, fischi, evviva, e grida di giubilo, con l’unica nota stonata del povero Presidente della Camera che, non avendo gradito per niente quella uscita inaspettata e francamente inaspettabile, vanamente richiamava all’ordine il novello Romeo e con lui tutti gli altri.

E pensare che tra coloro che hanno gradito ci sono gli stessi che guidano o vorrebbero guidare i nostri destini.

Mi ripeto: roba da matti.

Anzi di più. Mi verrebbe da dire da mentecatti se non stessimo parlando invece di un nostro esimio rappresentante che mi guardo bene dal considerare tale.

Ma onorevole o meno che sia il Di Muro, assieme alla signorina Elisa (la sposina) ha comunque dimostrato a tutta l’Italia di essere soltanto un ragazzino che non ha minimamente capito il vero motivo per il quale si trovava in quel luogo che merita molto ma molto di più; in termini di umanità, di presenze, di parole, di idee, di rispetto per ciò che è e che rappresenta.

Perché quel posto è nostro e non di chi pensa di potersene appropriare per trasformarlo in una sorta di “Grande Fratello”.

Il Parlamento è di coloro che lo hanno voluto; di coloro che hanno creduto che lì si dovessero dare convegno le menti più aperte e illuminate della nostra società; di quelli e quelle che ancora credono nelle Istituzioni e in cosa esse rappresentano.

E il mio non è soltanto facile moralismo. A tutto deve esserci un limite, e anche questa volta quel limite è stato ampiamente superato.

Certo che tra mortadelle sventolate, cappi da forca esibiti, cartelli e striscioni perennemente esposti, canzoni e canzonacce ripetute, cori da stadio, offese, risse, voltafaccia politici e salti a destra e a sinistra e viceversa, quei banchi di cose ne hanno viste e sentite, e quest’ultima performance andrà semplicemente a unirsi a tutte le altre, con buona pace di tutti.

Perciò, in attesa che a qualcuno venga una nuova idea,  non ci resta che domandarci: a quando l’elezione di Miss maglietta bagnata?

A quando la gara a chi rutta più forte?

A quando la festa di compleanno dei nipotini di qualche deputato o senatore?

A quando la dichiarazione in diretta di essere tra quei banchi soltanto perché pagano bene e si lavora poco?

E chissà come saranno contenti adesso i terremotati italiani, visto che alla Camera quel giorno si parlava proprio di loro.

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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