Frammenti di Maremma

Frammenti di Maremma, e di memorie.

Non c’è un cartello stradale che ti segnala che sei arrivato. La Maremma la percepisci, l’annusi, la vedi, la senti. Senti di esserci immerso non appena dagli svincoli stradali dell’Aurelia scorgi in lontananza il profilo di snelli campanili, di cupole verdi e di alti fabbricati che ti indicano che laggiù, da qualche parte, c’è Grosseto.

Poi, tutto attorno al nastro stradale della superstrada sono i colori che in ogni stagione la fanno da padrone.

Ai due lati della scatoletta di metallo in cui tutti siamo più o meno rinchiusi alla ricerca di sospirate vacanze, scorrono sotto un sole caldissimo ora che è piena estate, paesi arroccati in cima a basse colline, distese di gialli campi da arare o neri di zolle scure di terra già rovesciata; verdissimi uliveti, filari di vigne perfettamente allineate, macchie verdi e marroni di folte pinete e recinti, nei quali se non stai correndo a folle velocità, riesci a intravedere i cavalli o enormi mucche bianche dalle grandissime corna. E nel tuo scorrere ogni tanto incontri dei rari casolari, tanto da far sembrare la Maremma un luogo quasi privo di insediamenti umani, al punto che una poetessa inglese vissuta a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, Felicia Hermans, scrisse di lei: “… la verde Maremma. Un deserto di bellezza colmo di sole”.

Già, il sole, che come ho detto sfavilla alto, giallo, splendente e caldissimo al centro di un cielo che sembra essere eternamente azzurro.

Ma più di tutto ciò che avverti ma che non vedi pur sapendo che c’è, è la presenza del mare, che adesso ti è nascosto alla vista dalla fila ordinata delle scure colline che coprono l’orizzonte. Non lo vedi, è vero, ma senti che anch’esso è dietro a quella linea ondulata.

In Maremma non mi capita spesso di andare, ma questa estate post lockdown l’abbiamo scelta quale meta di una parte delle nostre vacanze. Ed è di queste giornate e di cosa abbiamo visto che vi racconterò nel mio articolo, che non vuole assolutamente essere una guida di viaggio (sul web ne trovate di migliori a bizzeffe, compreso quelle che vi suggeriscono cosa fare o vedere – di alcune vi inserisco pure il link) né tantomeno intende dare le famose “istruzioni per l’uso” su come muoversi quando si è in vacanza. No, come lascia intendere il titolo, racconterò fugacemente quei frammenti di Maremma che abbiamo visitato e cosa di loro mi ha più colpito, partendo da un punto ben preciso che per me ha un significato speciale legato ai miei ricordi più cari: Talamone.

Talamone, diversi anni fa, era per me una tenda blu, una rossa minigonna mozzafiato, una ragazza con un fisico spettacolare e un caschetto di lisci capelli biondi che al primo tuffo in mare si trasformarono magicamente in una massa disordinata di splendidi riccioli che la resero ai miei occhi ancora più bella. Questi sono alcuni dei ricordi a cui prima accennavo, e quei riccioli biondi sono ancora accanto a me in questa nostra breve vacanza.

Talamone è un paese decisamente “scenografico”. È arroccato su un promontorio roccioso proteso nel mare, ha un bel porto turistico, è circondato da mura, ha sulla sommità un’antica torre. Insomma, l’insieme di tutte queste sue componenti offre un colpo d’occhio veramente spettacolare. Ovviamente come ogni paese che si rispetti ha una storia che parte da lontanissimo, ma Talamone ha anche una particolarità storica più “recente” che forse non tutti conoscono e che vi voglio svelare: durante la loro epica impresa, e ancor prima di sbarcare a Marsala, Giuseppe Garibaldi e i suoi “Mille”, da poco partiti da Quarto, hanno fatto tappa proprio qui, a Talamone. E se volete saperne di più, potete aprire questo link https://it.wikipedia.org/wiki/Sosta_dei_Mille_a_Talamone

Il giorno successivo decidiamo di allargare di qualche chilometro il nostro giro e ci dirigiamo verso Tarquinia, antichissima città etrusca, ricca di storia e di stupende vestigia di un tempo antico. Girovagare a naso all’insù tra chiese, mura e torri, vicoli e spettacolari panorami è ciò che vi attende se deciderete di andarci. Io per il momento, giusto per darvene un’idea vi invito a guardare qua: link di Tarquinia

E tornando verso la “base” non potevano mancare un salto a Capalbio (paesino stupendo e terra di residenze di vip) e alla vicina spiaggia sabbiosa della Torba. (Link alle spiagge).

A proposito di spiagge, voglio darvi un consiglio che vale per tutte quelle che abbiamo visitato (in realtà ciò che leggerete dovrebbe valere a prescindere, ma a volte ammetto che anch’io…): non cercate di parcheggiare l’auto fuori dagli spazi regolari destinati, perché vi sono in ogni luogo ampi e comodi parcheggi che con pochissimi euro vi permettono di lasciare l’auto per tutto il giorno azzerandovi il rischio di sanzioni ben più salate.

Nuovo giorno e nuove (ri)scoperte: prima le lunghe spiagge della Giannella, poi il caotico traffico e il porto super affollato di Porto Santo Stefano a cui fa da contraltare il tranquillo, ordinato e graziosissimo Porto Ercole https://www.tuttomaremma.com/argentariomare.htm e infine, tornando indietro, è d’obbligo affacciarsi sull’altro braccio della laguna di Orbetello, la Feniglia. Prima però vi consiglio di passare per la spiaggia nera di Ansedonia, dove vedrete i resti di una antica città ormai sommersa, una torre nella quale soggiornò Puccini, e altre due cose che valgono la pena di essere viste: la Tagliata degli Etruschi (in realtà questi ultimi non c’entrano nulla) e lo Spacco della Regina. Sono questi due spettacolari spacchi nella scogliera – l’accesso ai quali meriterebbe sicuramente da parte delle competenti autorità un’opera di attenzione e salvaguardia della sicurezza per chi vi si avvicina -, uno dei quali naturale, mentre l’altro è opera dell’ingegneria degli antichi romani (ve l’avevo detto che gli etruschi non c’entravano niente).

E dopo una serata passata a girovagare senza meta per la cittadina di Orbetello, la mattina successiva è proprio la Feniglia la nostra destinazione https://www.terredimare.it/feniglia/. Una striscia di terra larga poche centinaia di metri e lunga sei chilometri sulla quale vegeta una bellissima pineta e vive in tranquillità e sicurezza una ricca fauna (da segnalare che l’intera Feniglia è un’area protetta e sorvegliata nella quale si può accedere solamente a piedi o in bici).

Le nostre giornate proseguono poi tranquille tra piccoli paesi, mare, sole, spiagge di sabbia finissima e rigogliose pinete sino a quando, un giorno che minacciava pioggia, decidiamo di andare a Grosseto, città che non abbiamo mai visitato, convinti, chissà mai perché, che non ne valesse la pena.

E invece sbagliavamo di grosso, perché Grosseto è una gran bella città tutta da scoprire. Ha un centro storico ricco di chiese, palazzi, piazze, monumenti, vicoletti ricchi di storia e di piccoli ristoranti e bar, una bella cerchia muraria medicea quasi intatta, e subito all’esterno di questa una serie di palazzi veramente notevoli. Insomma, parafrasando qualcosa di già sentito, Grosseto val bene un viaggio https://www.tuttomaremma.com/grosseto.htm.

Infine, come è naturale che sia anche le vacanze finiscono, e con ancora negli occhi la bellezza e i colori della Maremma, soddisfatti e abbronzati riprendiamo la strada di casa.

Io, Angela, i suoi riccioli biondi e tutti i ricordi di quella che fu la nostra prima vacanza assieme.

Questo articolo è stato pubblicato anche su https://arteventinews.it/

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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