Nessuno si salva da solo

Nessuno si salva da solo. Solidarietà, altruismo e impegno civile.

La pandemia da Covid 19, oltre ai devastanti effetti in termini di perdite di vite umane che sono immediatamente percettibili da tutti noi, sta sempre più amplificando in maniera non immediatamente avvertibile i danni all’economia e al nostro stato sociale: un sistema produttivo in gran parte da ricostruire, milioni di posti di lavoro andati perduti, l’aumento esponenziale della richiesta di sostegni economici da parte di una nuova classe di povertà sinora pressoché sconosciuta. A tutto questo governo e istituzioni tentano di porre rimedio attingendo quasi sempre a risorse pubbliche, che, mentre offrono nell’immediato una sia pur parziale soluzione alle mutate esigenze, riducono l’impegno in altri ambiti altrettanto indispensabili e fanno inevitabilmente aumentare il debito pubblico facendone gravare la spesa e gli effetti negativi sulle future generazioni. E come purtroppo spesso avviene, rispetto a questo dilemma, la politica, per quanto faccia, stenta a trovare soluzioni eque e sostenibili.

Nasce da qui, dalla voglia di non rimanere inerti di fronte al dramma di tante famiglie, e dall’idea di provare a immaginare nuove forme di aiuto e di condivisione, l’idea che sta alla base dell’esperienza “Pistoia nessuno si salva da solo”. Gesto di solidarietà e segnale politico.

Ed è di questa esperienza che parlo con Daniela Belliti e Mariangela Maraviglia, conosciute per la loro attività nei campi del sociale, della politica e della cultura, e che, assieme a decine di altri nostri concittadini sono state tra le prime a recepire e a replicare nella nostra città quanto già fatto altrove.

Come è nata l’idea di quanto state portando avanti? Chiedo.

Leggendo un articolo scritto nell’aprile di quest’anno da Gad Lerner per il Fatto Quotidiano. Raccontava di un progetto di aiuto sociale nato a Pavia e partito prendendo come base la voglia individuale di aiutare chi si trovava in una situazione di necessità economica, recuperando i fondi necessari attraverso la rivisitazione di quello che era stato il concetto ispiratore delle società di mutuo soccorso di inizio secolo.

Una sorta di raccolta fondi? Sembra un qualcosa di già visto insisto provocatoriamente.

Sì, può sembrare che sia così, ma innovativo è il concetto che sta alla base di questa iniziativa, perché nelle nostre intenzioni la formula con la quale si acquisiscono i contributi acquista il valore di un segnale educativo e politico.  Con la proposta di autotassazione volontaria che è il concetto fondante del progetto, noi tentiamo di coinvolgere principalmente chi si sente di contribuire donando secondo le proprie disponibilità economiche. Chi più ha, o semplicemente chi ha subito in maniera minore gli effetti negativi della crisi, più dovrebbe mettere a disposizione degli altri.

Un’idea “forte” in una società strutturata come la nostra nella quale le tasse non sempre sono un qualcosa di molto popolare.

È vero anche questo, ma di fronte al sentire comune secondo il quale – assurdamente perché è proprio grazie a esse che si preserva lo “stato sociale” – il pagare le tasse non ha una valenza positiva, bisogna provare a fare anche gesti apparentemente “scandalosi” come quello che proponiamo. Di fatto Pistoia nessuno si salva da solo vuole essere un segnale lanciato verso la costruzione di una comunità più solidale, più salda e più giusta.

Parliamo in dettaglio del progetto.

Il progetto, come abbiamo già accennato, è nato a Pavia e adesso viene riproposto a Pistoia. Pur non essendo nato da iniziative dirette della Chiesa, ha però radici oltre che sociali, anche religiose. «Nessuno si salva da solo» sono le parole che Papa Francesco, sotto la pioggia e quasi perso in una piazza San Pietro deserta a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, ha pronunciato la sera del 27 marzo 2020. Parole semplici ma di una portata vastissima. Parole che inducono a dare il via a concrete azioni di solidarietà, e che indicano la via di un percorso che la politica dovrebbe fare proprio: immaginare cioè una diversa equità fiscale e contributiva dove ognuno versa in base alle proprie possibilità reddituali. Un’utopia forse in questo momento, ma la grande crisi in atto, destinata a durare purtroppo ancora a lungo, sicuramente impone una riflessione sul tema. Ed è su questa traccia che, prima a Pavia e adesso a Pistoia, consapevoli che un’enorme numero di persone si sono trovate improvvisamente prive di un presente e di un futuro vivibile, è nata l’idea di proporre a chi gode di un reddito o di una rendita garantita, di devolverne a beneficio di chi soffre una piccolissima parte, facendolo possibilmente in maniera costante secondo una modalità temporale che vada dai sei mesi a un anno. Questo perché non si tratta soltanto di dare risposte immediate di sostegno al reddito, ma anche di mettere in ponte dei progetti mirati, ad esempio di reinserimento lavorativo.

E se invece qualcuno si volesse impegnare in modo diverso?

Ovviamente ogni centesimo raccolto è benvenuto e graditissimo, così come le offerte una tantum. L’idea dell’impegno nel tempo e di una quota fissa derivante dalle entrate personali è più un’ispirazione politica che non un obbligo, e trova fondamento su quanto detta l’articolo 2 della nostra Costituzione in materia dei “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” a cui tutti dovremmo rispondere.

Voi fate parte di un gruppo promotore che conta diverse decine di adesioni; ne fanno parte persone di ogni estrazione sociale con diverse esperienze e professionalità, ma immagino che non gestiate direttamente le donazioni.

Assolutamente no, per motivi di serietà nei confronti di chi dona e di massima trasparenza noi non ce ne occupiamo. Di raccogliere e distribuire i contributi è stata incaricata la Caritas diocesiana pistoiese dopo che il Vescovo di Pistoia ha entusiasticamente risposto in maniera positiva a quanto da noi proposto. Ed è indubbio che la Caritas abbia strumenti, competenze e credibilità necessarie per svolgere un compito così delicato e importante. E che la situazione anche a Pistoia sia particolarmente complessa lo testimoniano i numeri delle persone che assiste: nel 2020 si è rivolto in cerca di aiuto il 51% di persone in più rispetto alla media annua, mentre le richieste di sussidi economici sono aumentate del 67%. Non ci occupiamo del denaro, ma ovviamente veniamo periodicamente informati su quanto raccolto e ridistribuito.

Avete accennato al Vescovo, ma so che dell’iniziativa è stato informato anche il Prefetto di Pistoia.

Sì, una nostra delegazione l’ha recentemente incontrato e anche nel Prefetto abbiamo trovato, oltre alla perfetta conoscenza della drammaticità del fenomeno e della vastità dei suoi numeri, una convinta attenzione rispetto a quanto ci ha sentito dire, e l’assicurazione che rappresenterà nelle sedi opportune il senso sociale e politico del progetto.

Chi volesse aderire cosa deve fare?

I contributi si versano sull’iban IT98 B030 6913 8301 0000 0005 117 intestato a Diocesi di Pistoia Fondo Solidarietà, con la causale “Pistoia nessuno si salva da solo”. Per informazioni è possibile rivolgersi sempre alla Caritas, sia via mail [email protected] che per telefono allo 0573 359620. Per chi poi vuole aggiornamenti in “tempo reale”, esiste anche il gruppo Facebook Pistoia nessuno si salva da solo.

In conclusione, tornando per un istante all’idea originale di Pavia, cos’è che in particolare vi ha colpito?

Tutto il progetto nel suo complesso naturalmente, ma dovendo indicare un qualcosa di specifico scegliamo una frase di Daniela Bonanni, maestra in pensione, impegnata nell’associazionismo e parte attivissima del progetto. Daniela dice «… giro in bicicletta per la nostra piccola, bellissima città in cui si conoscono tutti. Incontro persone che fino a un anno fa neanche si sognavano di dover chiedere aiuto. Piccole imprese, negozi a gestione familiare, locali che impiegavano gli stranieri, attività ricreative per i ragazzi. Io percepisco 1.770 euro di pensione e ho una casa di proprietà. Non mi comporta nessun tipo di problema aiutare gli altri. E come me ce ne sono molti. Perché non dovremmo organizzarci per farlo insieme, ciascuno secondo le sue possibilità? Alla rabbia e alla disperazione si risponde con la solidarietà».

E mentre saluto e ringrazio Daniela e Mariangela non posso fare a meno di pensare a quanta similitudine ci sia tra ciò che hanno descritto le parole della maestra in pensione e la situazione della nostra città. E allora… perché non credere che anche un’utopia possa veramente cambiare qualcosa?

Questo articolo è già stato pubblicato sulla rivista online arteventinews.it

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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