San Giovanni ‘un vole inganni. Un romanzo che parla di noi.

San Giovanni ‘un vole inganni – Storia di una scommessa impossibile.

A giorni uscirà il mio ultimo romanzo, pensato, immaginato, discusso, vissuto e scritto in collaborazione e parziale simbiosi con un carissimo amico: Alessandro Orlando (tra l’altro Editore dei miei precedenti libri) che per una volta, smessi appunto quegli abiti, si è cimentato assieme a me nel descrivere una storia ambientata a Firenze e sviluppata attraverso quattro secoli di storia. Dalla Firenze di Francesco I de’ Medici e di Bianca Cappello alla fine del 1500 con i suoi fasti di corte e le sue tragedie, a quella contemporanea e per fortuna molto meno tragica di Duccio, Matilde, Lapo e di tanti altri personaggi, questi naturalmente inventati  appartenenti al popolo fiorentino.

Ma non fatevi fuorviare dalla fascetta nera in alto a sinistra della copertina libro, quella con scritto dentro: “GIALLO”. Il libro in realtà è tutt’altro. Dentro quelle pagine ci sono storia, arte, tecniche di restauro, amore, morte, sangue e dolore. C’è l’ironia un po’ becera di noi toscani e l’arguzia che ci è tipica. C’è il nostro modo di parlare e ci sono le parole che quasi tutti noi utilizziamo correntemente, magari senza neanche sapere di farlo.

E ci sono, oltre agli ultimi giorni di vita del Granduca di Toscana e della sua amatissima Granduchessa, i giorni frenetici che precedono i festeggiamenti del Santo Patrono fiorentino, giustappunto quel San Giovanni, che dona con un famosissimo motto tutto nostrano, il titolo al libro.

Ma molto più delle mie parole, credo che il senso vero del nostro romanzo sia stato descritto con sapienza da Andrea Consortiavvocato, profondo conoscitore di letteratura e storia basso medioevale, nonché scrittore di saggi, romanzi storici e numerosi racconti, in quella che è poi diventata la prefazione al romanzo.

Nel romanzo che i lettori si apprestano a leggere il flashback è usato creando una sorta di doppia narrazione relativa ad epoche molto distanti tra loro, ma entrambe trattate con rigorosa rispondenza, non solo descrittiva, ma anche nello stesso linguaggio ora del sedicesimo, ora del ventunesimo secolo. Non esistono sbavature, errori storici, anacronismi, perfino il dialetto odierno del popolo fiorentino viene reso con la grazia e la musicalità che gli è propria…

…Il tutto senza minimamente venir meno allo sfondo mistery della vicenda il cui finale sorprende anche i giallisti più esperti…

…Della scorrevolezza già si è parlato all’inizio di questa prefazione ma certo non può mancare una notazione attorno alle figure dei personaggi, dei veri “acquarelli del popolo di Santa Croce” in cui il verismo fa a gara con l’amore che traspare dalla narrazione dei due autori verso un mondo semplice, legato alle tradizioni e ai valori, e venato fors’anche da una nota di rimpianto per un universo che va scomparendo…

…Un’ opera quindi che riunisce molti pregi, dall’uso sapiente dell’analessi alla contaminazione tra giallo, storia, costume e anche amore e che, si è sicuri, appassionerà e gratificherà il lettore…

E come posso mancare di citare la dottissima postfazione curata da Alessandro Dei, fiorentino doc, insegnante di Scienze Motorie ed ex-docente presso l’I.S.E.F. di Firenze, relatore e curatore di tesi sul Calcio Storico Fiorentino, ma, soprattutto calciante e Capitano della Squadra di Parte Azzurra dal 1988 al 2001, che analizza in maniera lucidissima alcuni parallelismi tra il gioco del calcio fiorentino, l’Umanesimo e il Rinascimento

È con l’Umanesimo e la propria applicazione che si può assistere a una sostanziale rivalutazione dell’essere umano, in totale contrasto con il pensiero medievale, che viene considerato il cardine dell’Universo. L’uomo in grazia di Dio dunque, ma capace di costruire da sé il proprio destino, di dominare la natura e di rendersi protagonista della storia senza dover ricorrere all’intercessione divina…

Nel Gioco del Calcio Fiorentino questo nuovo pensiero si esalta e ne fa la caratteristica principale: uomini insieme ad altri uomini contrapposti ad uomini insieme ad altri, allo scopo di misurarsi tra di loro e misurare se stessi; l’Uomo unico elemento in gioco, il gioco lo strumento…

Chiudo con il breve testo stampato sulla quarta di copertina che solitamente viene messo per invogliare i lettori, cosa che ovviamente è proprio quello che voglio fare:

Due storie d’amore lontane nel tempo: Bianca Cappello e Francesco I de’ Medici, i Granduchi di Toscana, e, quattro secoli dopo, Tilde e Duccio, due semplici popolani fiorentini. Ad accomunare le due storie è uno stupendo vaso di ceramica creato per Francesco I nell’Officina di San Marco, laboratorio alchemico del Granduca.

Dagli sfarzi di una corte del ‘500 alle grida festose delle odierne celebrazioni per il Santo Patrono, la Firenze di oggi, la sua passata storia tragica e gloriosa e il suo gioco del Calcio, spettacolo senza tempo, rivivono in un romanzo raccontato con maestria e ricco di colpi di scena, nel quale i due Autori mantengono alta la tensione fino all’inaspettata svolta finale che stupirà anche i giallisti più esperti.

Enrico Miniati

scrittore? ed ex calciante di Parte Azzurra

Il libro si acquista a Firenze presso la cartolibreria in Piazza del Terzolle oppure all’Edicola di Piazza Santa Croce