I soliti luoghi comuni o semplicemente l’amara verita?

barrier-77491_640Saranno veramente solo luoghi comuni?

Oggi vi racconto una favola, o meglio, trasformo in favola quella che è invece soltanto una leggenda metropolitana: l’inezia e l’incapacità di fare dei pubblici servizi e la voglia di fare dei cittadini

Prima però vi trascrivo, tratta come sempre da Wikipedia, l’enciclopedia libera, la definizione di barriera architettonica, perché questa farà parte della nostra favola.

Viene definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi (specialmente per le persone con limitata capacità motoria o sensoriale, cioè portatrici di handicap). Da questo consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si capisce quindi che il concetto di barriera viene percepito in maniera diversa da ogni individuo. Il bisogno di garantire al maggior numero di persone il diritto alla libertà di movimento, ha portato alla ricerca di parametri comuni. Il passo più importante è stato fatto a livello normativo andando a individuare quali elementi costruttivi siano da considerarsi barriera architettonica.

I personaggi della favola sono:

  • Un gruppo di arzilli pensionati, i quali, siccome non hanno da fare niente (attenzione, questo è il primo luogo comune), si divertono a rompere le scatole a chi invece lavora.
  • Il ViceRe di un lontanissimo paese, che invece di cose da fare ne ha tantissime, specialmente quando queste sono soltanto promesse. (Altro luogo comune?)
  • Il ViceViceRe, incaricato di far fare le cose che servono ai sudditi di quel lontano paese.
  • Gli Aiutanti del ViceViceRe, che dovrebbero fare le cose che vengono loro chieste dal ViceViceRe, ma che non le possono fare perché gli arzilli pensionati sono tutti i giorni a romper loro le scatole, altrimenti le farebbero e non si perderebbero mica in chiacchiere (ennesimo luogo comune?).
  • Un misterioso grosso scatolone arancione, che improvvisamente appare su un marciapiede.

C’era una volta, taaaaantissimo tempo fa, un piccolo borgo di casette chiamato Lumeglia, collegato alla capitale del regno da una lunghiiiiiissima strada piena di buche e percorsa notte e giorno da una moltitudine di uomini (e anche donne s’intende) a cavallo o a piedi, e di veicoli di tutti i tipi:  carretti, barrocci e carrozze di ogni modello e dimensione. Tutti passavano di lì e la strada peggiorava sempre di più.

Allora il gruppo di arzilli pensionati, decisero di andare a parlare con il ViceRe per chiedere di fare qualcosa. Ma il motivo vero non era quello a cui starete adesso pensando (far riparare la strada nell’interesse di tutti); sbagliate, perché era assolutamente un altro. Siccome il loro principale passatempo era quello di guardare gli operai reali lavorare, naturalmente per poterli criticare (quale luogo comune migliore di questo) e dato che nel borgo di Lumeglia e in quelli limitrofi gli operai reali non venivano mai a fare niente (luogo comune?) i nostri arzilli pensionati si annoiavano da morire.

Però il ViceRe li ascoltò e assieme decisero che quella lunghiiiiiiissima strada sarebbe stata riparata:

  • faremo esattamente come dite voi – disse solennemente il ViceRe – anzi, per regolamentare la velocità di tutta quella gente che passa di lì, farò mettere anche qualcosa per costringerli a andare piano.
  • Che bella idea – dissero i pensionati – e come la chiamerete quella cosa?
  • Semplice, deve dissuadere e quindi la chiameremo “dissuasore”. E per farla vedere bene, la faremo di un bel colore arancione. Naturalmente, prima di metterla, chiederemo il vostro parere, dato che siete sempre lì a non far niente, almeno questa volta servirete a qualcosa.
  • Incredibile – dissero ancora più stupiti gli arzilli pensionati – veramente decideremo assieme dove mettere quella cosa? Farete decidere a noi?
  • Assolutamente si. Parola di ViceRe. E di me sapete bene che potete fidarvi.

E fu così che il ViceRe chiamo il ViceviceRe e gli disse di andare subito a mettere il “dissuasore” su quella strada. E gli disse anche di tappare tutte le buche. Ma forse, si scordò di dirgli di accordarsi con gli arzilli pensionati su dove metterlo quel dissuasore.

O forse lo disse? Questa parte della storia non la ricordo mai bene.

Il ViceviceRe chiamo allora i suoi aiutanti e ripeté loro quello che gli aveva detto il ViceRe, ma forse anche lui si scordò di parlare dei pensionati.

E all’improvviso, una bella mattina, un bellissimo scatolone arancione fu depositato proprio su un marciapiedi dove sino a poco prima passavano tutti quelli che andavano in su e in giù per quella strada: donne, vecchi e bambini. Sani e malati. Balie con neonati e balie con i vecchi. Alla fine fu il caos, perché quello scatolone arancione, messo sul marciapiedi, finì non per dissuadere chi andava veloce sulla strada (infatti, si erano anche scordati di accenderlo), ma impedì a tutti di poter usare il marciapiedi, costringendoli a passare dalla strada, con il rischio di finire sotto ad uno di quei migliaia di cavalli (motore) che ci passavano.

Gli arzilli pensionati tornarono allora dal ViceRe, dal ViceviceRe, dall’aiutante del ViceviceRe, e tutti dissero:

  • State tranquilli, lo leviamo subito e chiederemo a voi dove metterlo.

E così non fu, visto che quello scatolotto arancione è sempre al suo posto su quel bel marciapiede del borgo di Lumeglia, a fungere proprio da barriera architettonica (ma questa parola allora era sconosciuta, oggigiorno non farebbero mica così, possiamo esserne certi; oggi ci pensano di sicuro alle donne, ai vecchi e ai bambini. Ai sani e ai malati. Alle balie con i neonati e alle balie – oggi chiamate badanti – con i vecchi).

Tranquilli però, quella che vi ho raccontato è solo una favola per bambini, una cosa del genere da noi non può certo succedere. Che diamine, non siamo mica a Frittole, il paese dove si svolgevano i fatti raccontati da “Non ci resta che piangere”

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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