La Val di Non. Un mare di mele e non solo.

Tre giorni in Val di Non, tra meleti, santuari, boschi e stupendi panorami.

Alzi la mano chi non ha mai sentito pronunciare il nome Melinda.

Non posso ovviamente vedervi, ma immagino che siano davvero pochi quelli che non associano quel nome a una mela. Ormai è diventato quasi un suo sinonimo. Dici Melinda e pensi ai frutti che da una ventina d’anni hanno fatto la fortuna della valle.

E in effetti la prima cosa che colpisce entrandovi, sono i lunghissimi filari (avete letto bene, ho scritto proprio filari, perché qui gli alberi di mele sono coltivati in lunghissime e ordinatissime file, esattamente come da noi si fa con l’uva) che la ricoprono quasi integralmente. Basta salire in quota per rendersi conto di cosa significhino le mele per la popolazione.

Ti guardi attorno e vedi una valle “riempita” da piccoli paesi di non troppe case, moltissime delle quali di recente realizzazione, chiaro segno di prosperità economica, immersi totalmente nel verde scuro di milioni di piante. Una cosa unica e in qualche modo persino affascinante.

“Ma come faranno a farle venire così perfettamente rotonde e tutte uguali?” ci siamo chiesti guardando quelle incredibili file di piante cariche in maniera straordinaria di mele. “E come fanno a raccoglierle?”.

Non conosco ancora oggi la risposta, ma ovviamente non è di questo che voglio parlarvi. Vi racconterò invece brevemente la Val di Non, che non è soltanto… mele.

Soltanto tre giorni ci siamo rimasti ma direi che sono stati sufficienti per scoprire molto di questi luoghi.

Siamo in Trentino, appena sopra il lago di Garda, nella parte nord-occidentale della provincia autonoma di Trento e per quanto abbiamo potuto appurare la valle sembra essere il punto di partenza ideale per escursioni nelle Dolomiti di Brenta o sulla Mendola, oppure verso Bolzano (un pomeriggio di “quasi pioggia” ci siamo andati ed è davvero un posto che merita di essere visitato) e Merano in Alto Adige.

La valle è nota anche per i suoi innumerevoli laghi. Tra di loro quello artificiale di Santa Giustina, il lago di San Felice, ed il lago di Tovel, piccola gemma verde incastonata tra i monti, famoso per il fenomeno naturale unico al mondo che un tempo lo colorava di rosso grazie alla fioritura di un’alga. Evento che purtroppo non si ripete più da decenni.

Ma oltre ai laghi, piccole meraviglie sono gli innumerevoli santuari che si trovano, sparsi e quasi sperduti in diverse località. Uno per tutti quello di San Romedio.

Senza neanche saperlo, eravamo alloggiati in un paese non troppo distante ed è quindi diventato quasi per forza meta di una piacevolissima escursione. Ecco come ne parla un sito specializzato: “Il Santuario di San Romedio nelle vicinanze di Sanzeno in Val di Non è sicuramente il più interessante esempio di arte cristiana medioevale presente in Trentino. Si tratta di un noto luogo di pellegrinaggio, costruito su una rupe calcarea alta oltre 70 metri.
Immerso in una splendida cornice naturale, il complesso architettonico è formato da più chiese e cappelle costruite sulla roccia. L’intera struttura è collegata da una ripida scalinata con ben 131 scalini. La cappella più antica dell’edificio risale all’XI secolo, nel corso dei secoli sono state erette altre tre piccole chiese, due cappelle e sette edicole della Passione.

Questo suggestivo luogo ricco di spiritualità sorge grazie alla figura dell’eremita Romedio di Thaur. Alla morte dell’eremita, i suoi fedeli scavarono nella roccia la sua tomba dando così vita ad un culto che continua ancora oggi.

Ci sono varie leggende su San Romedio e la più nota è sicuramente quella che riguarda un orso. Si narra che l’eremita Romedio ormai anziano era diretto a cavallo a Trento, per incontrare il Vescovo, ad un certo punto il cavallo viene sbranato da un orso, ma Romedio sarebbe riuscito a rendere mansueto l’orso cavalcandolo fino a Trento.
Il 15 gennaio si festeggia il giorno di San Romedio e nel santuario si celebra una messa e si può mangiare il tipico piatto del pellegrino. Il santuario è visitato annualmente da oltre 200.000 pellegrini ed è custodito da due frati dell’Ordine di San Francesco d’Assisi.

La passeggiata nella roccia che porta da Sanzeno al Santuario è un’imperdibile esperienza, inoltre alla base del santuario è presente un’area faunistica dove vive un simpatico esemplare di orso bruno”.

Non aggiungo altro ovviamente, tranne che la descrizione di cui sopra non rende forse giustizia alla bellezza del luogo.

E così, tra meleti, trekking, rifugi e luoghi ameni, anche i nostri tre giorni sono volati via serenamente. Un posto da vedere la Val di Non, che, ogni volta che addenteremo una mela, non potremo fare a meno di ricordare con piacere.

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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