Un viaggio. Di notte. In compagnia della tua vita.

traffic-332857_640 Un viaggio di notte. Quale migliore occasione per rivedere il film della tua vita.

Avete mai fatto un viaggio di notte; da soli? Uno di quelli con “le luci blu dei benzinai  … e un autotreno che ti ruggisce dietro tipo quello descritto benissimo da  Claudio Baglioni  nella sua canzone “Via”?

Certamente sì, e chissà quante volte vi sarà capitato.

E allora, forse, avrete provato le stesse mie sensazioni. Il viaggio, la notte, la solitudine, aggiungete il freddo pungente fuori e la pioggia, fitta e insistente che non ti abbandona un’istante e che ti costringe a tenere gli occhi spalancati. Metteteci anche un’autostrada tutta curve, strapiena di camion e autotreni di ogni tipo e avrete alla fine un quadro veramente perfetto per un viaggio in compagnia di se stessi.

E come racconta perfettamente Baglioni, quel viaggio finisce per diventare un insieme di momenti particolari, specialmente se sei stranamente sveglissimo e attento. Un insieme di momenti nei quali riesci a ricordare e rivivere un sacco di istanti di vita vissuta che in situazioni “normali”, difficilmente riusciresti a richiamare alla memoria.

Mi è capitato di recente, e, a ripensarci oggi, trovo ancora di che meravigliarmi per tutto quanto si riesce a recuperare negli anfratti della memoria anche in un breve spazio temporale come può essere quello che ti prende un semplice trasferimento notturno in un percorso non lunghissimo.

È successo, non era previsto e quindi ero del tutto impreparato, tranne che, dopo un poco che io e la mente viaggiavamo, mi sono ricordato che nello smartphone avevo una file musicale che si adattava benissimo a quel momento: una lunghissima compilation scaricata da You Tube con brani di “una vita fa”, di quelli che oggi difficilmente capita di ascoltare in radio, ma che quando li risenti ti riportano indietro nel tempo e ti regalano ricordi, squarci di vita, di gioie e di dolori, che oggi, proprio per il loro assoluto valore di ricordi, sono soltanto gioie.

Gli Eagles,  i Led Zeppelin, i Rolling Stones e tanti altri. E ti trovi a cantare, assieme a loro, a squarciagola, quelle vecchie canzoni, tanto nessuno può mettere in dubbio la tua voce, la pronuncia o la tua intonazione; canzoni ormai passate, delle quali non ricordi le parole, o non le hai mai sapute, specialmente perché sono in inglese. Ma non importa, canti e inventi anche quelle e se non le sai segui semplicemente il ritmo, tanto sei solo; tranne te stesso, non ti sta ascoltando nessuno, e in un contesto come questo, si è molto disponibili a essere ampiamente tolleranti.

E nel buio illuminato dai fari o da poche luci ai lati della carreggiata, ti trovi a ricordare momenti di quando eri bambino, rivedi i tuoi genitori, i fratelli, gli amici. Rivivi con dolorosa nostalgia, piena però di purissima felicità, istanti semplici, situazioni banali e normalissime, ma quanto per te straordinariamente importanti: una gita di poche ore alle Cascine* per la Festa del Grillo*, un brevissimo frammento di un’estate al mare con la famiglia, le fughe a Terzollina* con gli amici, pedalando disperatamente felici sotto il sole d’agosto, alla ricerca di una pozza d’acqua dove tuffarsi allegri come se fossimo nella più bella oasi del mondo. Le infinite ore passate sul muretto a guardare il mondo che passava, e le camminate lunghissime attorno al quartiere nelle notti d’estate, a consumare asfalto e scarpe, parlando di niente e di tutto. A parlare con la bocca e con gli occhi delle ragazze, delle partite di calcio giocate e da giocare. Delle mille situazioni che provi passando dalla porta della vita.

Che momenti splendidi sono quelli che passi solo con te stesso. Quando credi di essere in pace con il mondo, quando fai finta di dimenticare i guai, le paure, le tensioni, i dolori. Quando vuoi fortissimamente ricordare solo il bello che hai avuto. Quando quei ricordi ti rendono dei fotogrammi lunghissimi della tua vita. Quando in essi ritrovi persino chi adesso non c’è più, ma che nell’istante in cui lo rivivi, con la mente e con il cuore, è lì, seduto accanto a te e sembra che ti parli, oggi come faceva ieri. Risenti voci, suoni, rumori odori. Rivedi la nevicata che ti sorprese lontano da casa con un amico; tuo fratello con un braccio rotto all’ospedale, o l’altro fratello che ti salva dai “più grandi” che ti avevano “messo in cerchio” e ti deridevano perché portavi gli occhiali. E quell’appellativo orribile di “quattrocchi” che ti segna la vita per sempre. E le botte del babbo quando tornavi con gli occhiali rotti da una pallonata e le braccia protettiva della mamma che ti offrivano sempre un sicuro rifugio anche quando pensava che il babbo avesse ragione. E il gatto che facesti cadere dal quinto piano, e che fortunatamente sopravvisse. E le forche a scuola quasi trascinato in quell’avventura da un “ripetente” che ti parlava di cose che facevi fatica a capire. E i fratelli maggiori degli amici, dei quali carpivi i racconti delle immaginarie avventure mai veramente avute da loro con le straniere.

E poi sei arrivato dove dovevi arrivare. Il viaggio è finito e tutto scompare. Ma non sparisce; semplicemente per stanotte hai richiuso quel cassetto. E lo lascerai chiuso probabilmente fino al tuo prossimo viaggio. E il bello è che tutto quello che si trova nascosto in quel fantastico ripostiglio è solo tuo, e puoi tirarlo fuori in ogni momento, basta che tu riesca a trovare ancora una volta la magia di un “viaggio da solo con te stesso”.

N.B. per chi non conosce i luoghi citati:

Cascine = un grandissimo parco alberato di Firenze lungo il fiume Arno

Festa del Grillo = una festa popolana e un tempo popolarissima a Firenze

Terzollina = località collinare posta nell’immediata periferia di Firenze

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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