Firenze e il suo dolore. Addio Capitano. Addio nostro Eroe sfortunato.

Come Firenze piange i suoi eroi.

Il dolore di Achille – Iliade XVIII, 22-38

Antiloco, figlio di Nestore, annuncia ad Achille la morte di Patroclo. Allora il dolore dell’eroe prorompe e squarcia il silenzio. Omero, per rendere pienamente la forza e l’angoscia di Achille, gli fa compiere movimenti inconsueti, quasi esagerati:

…una nube di strazio, nera, l’avvolse:

con tutte e due le mani prendendo la cenere arsa se la versò sulla testa, insudiciò il volto bello;e poi nella polvere, grande, per gran tratto disteso, giacque, e sfigurava con le mani i capelli, strappandoli…

Firenze spesso si rivela epica. In quasi tutto quello che la riguarda è di una grandiosità “esagerata”.

Firenze è bella, è dotta, è la culla della nostra lingua e di moltissimo del sapere, dell’arte e della bellezza universale. È la terra che ha dato i natali a miriadi di uomini illustri o grandiosi, ed è anche, in talune occasioni, la sintesi estrema della generosità e del dolore dei propri abitanti. E non importa che questi vi siano nati. Basta amarla Firenze per diventare fiorentino.

E i fiorentini sono esattamente come lo è la loro città: “esagerati”. E proprio come quella, sono (per fortuna) esageratamente portati all’accesso. Ed è questo il loro essere diversi. Ed è questa la loro grandiosità nel saperlo manifestare.

E questa diversità traspare in tutta la sua potenza anche nel fatto che soltanto in questa città, una squadra di calcio si identifica con la città stessa, formando un tutt’uno unico nel suo genere.

Lo abbiamo già visto in tantissime altre occasioni e purtroppo il rito si è ripetuto ancora una volta in questi ultimi giorni, quando la città ha celebrato due funerali alla stessa persona. Uno con il rito religioso, l’altro con un rito sportivo. Ed entrambi sono stati celebrati dando spazio all’”eccesso”.

Davide Astori, il Capitano scomparso, è stato onorato in maniera enorme, viscerale, coinvolgente, da tutti coloro che si sentono parte di questa meraviglia che è Firenze. E il Capitano di una squadra di calcio è diventato per sempre il simbolo di questo binomio indissolubile: Firenze e la Fiorentina.

E prima la camera ardente, poi il funerale nella Basilica di Santa Croce, sono stati la prova tangibile dell’amore esagerato che Firenze tributa ai propri eroi, siano pure essi dei “semplici” giocatori di calcio. Perché a Firenze di “semplice” non esiste niente.

Decine di migliaia di persone hanno reso omaggio a chi non c’è più, e lo hanno fatto in maniera “esageratamente” splendida, manifestando il proprio dolore per la scomparsa dell’eroe, e la rabbia per averlo perso in un modo tanto assurdo, quasi come ha fatto nell’Iliade Achille urlando in maniera “esagerata” il proprio dolore davanti alla salma dell’amico ucciso al posto suo. Perché a Firenze i giocatori di calcio, non giocano soltanto per una squadra; lo fanno per un intero popolo.

Firenze è “esagerata” e di questo la ringrazio. E l’abbiamo visto domenica, quando in una fredda e piovosa giornata di fine inverno, oltre trentamila innamorati di una maglia, hanno mostrato al mondo intero, piangendo senza alcuna vergogna nel farlo, quanto fosse grande ed “esagerato” il proprio dolore. Trentamila dentro lo stadio, un’intera città con loro al di là di quelle gradinate.

E il fato, “esagerato” anch’esso come la città che lo stava ospitando, ha orchestrato sapientemente il rito funebre – sportivo, creando situazioni che rimarranno scolpite per sempre nella memoria collettiva di un popolo, perché ha giocato sapientemente con i numeri; ha dato cioè al numero di maglia di un giocatore di calcio i presupposti per creare storie fantasticamente epiche, in modo da farle restare per sempre avvolto nella leggenda. Davide Astori è diventato il nostro Patroclo. Tutti noi che l’abbiamo pianto siamo diventati Achille.

Il tredici, numero che portava sulla schiena il Capitano scomparso, è magicamente diventato il cardine della sua epopea. La Fiorentina, anche senza il suo aiuto terreno ha vinto (e ovviamente per alimentare la leggenda, ieri non poteva finire diversamente), e ha segnato il gol della vittoria l’uomo che ha preso il posto dell’eroe svanito. E il suo numero di maglia, il 31 è formato dall’uno e dal tre. È il tredici che si guarda in uno specchio. E quel gol è stato realizzato alle ore 13.00. E quel giocatore è stato il tredicesimo marcatore della Fiorentina in questo campionato; e quella era la sua tredicesima presenza in prima squadra; e il suo numero di maglia, il 31 corrisponde esattamente all’età che aveva il suo Capitano.

Serve altro per creare una leggenda?

E, per ultimo, il cielo, che in una giornata terribilmente piovosa, per un lungo squarcio di tempo ha assistito in silenzio al rito collettivo del dolore senza far cadere una goccia d’acqua sul campo verde del Franchi, ma che esattamente dopo che era scaduto il tredicesimo minuto della partita ha iniziato a gettare sul terreno di gioco una cascata di lacrime.

La mia è una rappresentazione eccessiva di un semplice fatto sportivo? Tutt’altro. Quando sport e società si fondono come è accaduto a Firenze, una giornata come ieri era giustamente quella della retorica, dell’enfasi, dell’esagerazione nelle parole, e nell’esternazione senza pudore del dolore che si prova nel ricordo di chi non c’è più.

In ultimo aggiungo un mio personalissimo e anch’esso “esagerato” accostamento tra la storia fiorentina e il giocatore di calcio.  Davide Astori, a detta di moltissimi, era una grande persona. E forse sarà anche questa una semplice coincidenza, proprio come tutto quello che ho scritto sopra, ma vi pongo una domanda: qual è la massima rappresentazione di Firenze agli occhi del mondo, se ne volessimo estrapolare soltanto una da tutto ciò di splendido che la compone?

La risposta non può essere che una sola: il David di Michelangelo.

David, come Davide; il nostro Capitano. Il nostro Eroe per sempre.

Firenze è ““esagerata””. In tutto. E anche gli dei lo hanno capito. Ed è per questo che la amano.

Ed è per questo Firenze che io ti amo.

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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