Le Olimpiadi in Brasile. Speranza di un gioco “pulito”

Iniziano a brevissimo i Giochi Olimpici in Brasile.

Così, per gli appassionati di sport, dopo il Campionato Europeo di calcio, terminato da pochi giorni, si prepara un’altra avventura da passare “attivamente sdraiati” sul divano di casa (chissà se prima o poi ci sarà anche un record di sopravvivenza sul divano).

A parte gli scherzi, credo che, compatibilmente con gli orari in cui verranno trasmessi, anch’io seguirò gli eventi sportivi. Amo lo sport, quasi tutto e quindi quale occasione migliore di questa?

Purtroppo però, a parte le contraddizioni di carattere sociale che inevitabilmente vengono a galla in situazioni quali quella che andremo a vivere (sprechi, spese pazze, discrasie abnormi tra preventivo e consuntivo, proteste di piazza, favelas, eccetera) ancor prima di iniziare, invece che di sport, dobbiamo parlare di chi tenta di “fregrare”, attingendo invece che alle proprie qualità fisiche, a mondi chimici di dubbissima natura.

Creme, pasticche, tonici, e chi più ne ha, più ne metta, sono i sistemi che vanno per la maggiore. Uomini o donne non fa differenza. Campioni, o “mezze tacche” che siano, non importa, tutti (no, non tutti, è bene non generalizzare) diciamo allora alcuni, si affannano e fanno a gara (strano gioco di parole parlando di atleti) nel cercare di acciuffare le vittorie, aiutandosi con tutto ciò che può servire a dare loro quel qualcosa in più (naturalmente parlo delle sostanze illegali, non certo dello zabaione di remota memoria) che li faccia primeggiare.

Nazionali intere sono messe sotto inchiesta, ex campioni che tentano un improbabile ritorno sono ancora una volta costretti a difendersi dalle infamanti accuse, nuove figure emergenti di splendide ragazze in costume da bagno devono giustificarsi e dare la colpa a unguenti non meglio specificati.

Eppure, alla fine, giustamente, lo sport andrà avanti. I migliori (o forse quelli che ancora non sono stati scoperti?) trionferanno e tutto si concluderà in gloria.

Anch’io, nonostante tutto quanto ho detto sopra, sarò felice per chi vince, chiunque esso sia, perché le Olimpiadi sono l’unico momento in cui la nazione di appartenenza viene momentaneamente dimenticata (almeno a me accade così) e si premia l’atleta, quale espressione pura dello sport.

Alla fine, sul podio saliranno uomini e donne che rappresentano il meglio della loro specialità, e in fondo questo è veramente ciò che conta. Almeno fino al prossimo caso di doping.

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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