Zoroastro da Peretola. Il primo aviatore?

Zoroastro da Peretola e il suo sodalizio con Leonardo da Vinci

Tra storia e leggenda

Nuova puntata sul “volo” tratta anche stavolta da uno scritto inedito dell’amico Giovanni Affortunato Calamai.

Stavolta, abbandonati gli Egizi (ricorderete immagino il precedente articolo sul Faraone), ci troviamo nella Firenze Rinascimentale, nello studio (anzi nell’officina) di un grandissimo: Leonardo da Vinci.

Ma bando alle ciance e sentiamo, o meglio, leggiamo, cosa ci racconta Giovanni a proposito di un certo Tommaso Masini in arte Zoroastro:

Come si conviene ad un appartenente alle arti occulte, anche Tommaso Masini alchimista fiorentino vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo, non fa eccezione per stupore e singolarità. Scarse sono le notizie biografiche su questo bizzarro personaggio che comunque ha portato lustro alla città del Giglio, soprattutto per una sua impresa avveniristica e straordinaria per i suoi tempi.

Figlio di un ortolano di Peretola, sobborgo fiorentino ove a quel tempo abbondavano i campi di ortaggi per rifornire la città, fino da adolescente fu attratto dalle curiosità alchemiche, dall’occulto e dai misteri, dedicando molto del suo tempo a queste inclinazioni.

Tralasciata l’attività paterna che non lo interessava, si dedicò a perfezionare quelle discipline arcane e la sua sete di conoscenza lo portò in breve a stringere amicizia con un altro “ricercatore” toscano di ben altro spessore: messer Leonardo da Vinci, con il quale intrattenne un sodalizio pluriennale ed una stretta confidenza di collaboratore e assistente, rafforzata da reciproca fiducia illimitata.

Sentendosi di modesta estrazione sociale, volle assumere lo pseudonimo più roboante di Zoroastro da Peretola e così è passato alla storia. Inoltre per avvalorare il suo nuovo status, si spacciava per figlio illegittimo del ricchissimo fiorentino Bernardo Rucellai, cognato del Magnifico, che in seguito divenne suo mecenate e protettore. A quei tempi non era riprovevole né vergognoso essere figlio illegittimo come invece accadeva, in epoca moderna, fino a qualche decennio fa. Si pensi che era illegittimo Leonardo stesso e pure il pontefice Clemente VII, appartenente alla famiglia dei Medici.

Pare che Zoroastro conoscesse a fondo diverse discipline ed oltre alla curiosità per l’alchimia si dedicava con successo all’astrologia, alla magia, alle arti esoteriche, nonché all’oreficeria e alla meccanica.

Alle fine del XVI secolo, come assistente di Leonardo, fu a Milano alla corte degli Sforza dove assieme studiarono e realizzarono diversi lavori. Successivamente li ritroviamo a Firenze, in Palazzo Vecchio nell’immenso Salone dei Cinquecento, dove il gonfaloniere Soderini aveva incaricato il Maestro di affrescare una intera parete con le immagini della Battaglia di Anghiari per celebrare il trionfo delle truppe fiorentine. In questa impresa Zoroastro aveva l’incarico di “macinatore di colori”, ovvero colui che, grazie ai segreti alchemici, preparava tempere adatte e con l’opportuna gradazione di colore, che Leonardo usava per affrescare la gigantesca opera, tuttora invano ricercata.

Siamo ai primi anni del 1500 e Leonardo è impegnato nella progettazione della sua “Macchina per il volo”. Pare che Zoroastro fosse ansioso di mettere in pratica la costruzione del velivolo, fungendo da meccanico di fiducia. Questa stima, per altro reciproca fu confermata dal fatto che Leonardo non solo gli consentì di partecipare ai progetti, ma gli affidò parte della realizzazione della sua macchina nominandolo pilota collaudatore. Onore che il Masini accettò senza esitazione, e con grande entusiasmo tale e tanta era la passione che lo travolgeva e l’ansia sfrenata di poter emulare il volo degli uccelli, sogno preminente della mente umana.

Venuto il gran giorno e recatisi su uno spiazzo prescelto in cima al colle di Montececeri, sopra le Cave di Maiano, Zoroastro si sistemò nell’ornitottero e con un coraggio straordinario, unito a quella incoscienza tipica dei giovani dopo una breve rincorsa spiccò il volo nel vuoto, sotto gli occhi apprensivi di Leonardo. Si racconta che la rudimentale macchina volteggiasse per un migliaio di metri planando, finché perdendo quota inesorabilmente il neo pilota fu costretto a compiere un atterraggio di fortuna in località Camerata, sotto a Fiesole. Alcuni cronisti dell’epoca, allora come adesso tesi sempre a esagerare e drammatizzare, riportano l’evento sostenendo che Zoroastro ne uscì assai malconcio, con braccia e gambe fratturate. Sembra invece che, poco dopo questa avventura il Masini fu visto partecipare ad una festa e in piena forma, solo con qualche livido e trascurabili contusioni, il prezzo di questa straordinaria esperienza.

A questo poco conosciuto e fortunato pioniere del volo, il primo in assoluto dopo il mitico Icaro avrebbe dovuto essere intitolato l’aeroporto di Firenze, ma la scelta delle autorità cadde su un altro peretolino, il navigatore Amerigo Vespucci. A Zoroastro da Peretola, meno famoso ma certo non meno meritevole, è stato invece intitolato il viale che, al termine della autostrada A 11, nei pressi dell’aeroscalo, conduce verso il quartiere di Novoli.

E’ lecito domandarsi cosa spinga l’uomo all’interesse profondo per questa disciplina ed al conseguimento del brevetto di volo. Forse il latente desiderio di ascesa verso il divino? Oppure la bramosia di esplorare uno spazio sconosciuto? O altrimenti salire più in alto, nell’ infinito, per avere una visione ancora più ampia della natura? Una persona a me cara, interpellata sul tema, mi confidava che, una volta libratosi nell’azzurro del cielo e “abbandonata la propria ombra sulla terra” si sentiva pienamente realizzato nello spirito, nella mente e nel corpo, vivendo un’esperienza così intensa e totalizzante da non poterla quasi esprimere con le parole.

Qualunque sia l’interpretazione che ogni singolo essere umano possa dare al concetto del volo chiudo questa mia breve esposizione citando un aforisma del grande Genio da Vinci, tratto dal suo Codice del volo degli uccelli:

“Quando camminerete sulla terra, dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete ritornare”

 

Un racconto davvero affascinate non trovate? E questa, anche se forse “minore”, è storia vera.

 

 

Pubblicato da Enrico Miniati

Fiorentino di nascita vivo però da circa 20 anni a Iano, un minuscolo paesino sulla collina pistoiese. Scrittore per passione ho pubblicato 6 racconti di cui trovate sul blog le relative pagine.

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